Dieci cose da sapere sulla fame nel mondo

Per una volta vale veramente la pena cominciare dalla fine, prendendo atto che la fame è il più grande problema risolvibile che affligge il mondo. A dirlo è il Programma alimentare mondiale (PAM), che con la collaborazione della Fao, dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’UNAIDS ha stilato un elenco delle 10 cose da sapere sulla fame nel 2013, contenente un’affermazione che potrebbe suonare come un augurio ma che è invece un dato di fatto concreto ormai più volte dimostrato: sfamare l’intera popolazione del globo non è un’utopia, bensì questione di volontà. 

Nei giorni scorsi hanno destato clamore in tutta l’opinione pubblica i dati contenuti nel rapporto Global food, waste not, want not elaborato dalla Institution of mechanical engineers.(www.imeche.org) I numeri del dossier parlano chiaro: circa la metà del cibo prodotto nel mondo, più o meno due miliardi di tonnellate l’anno, non viene consumato e finisce nella spazzatura. 

Il quantitativo di cibo sprecato e perso in tutto il mondo è vertiginoso”, ha spiegato durante la presentazione Tim Fox, responsabile energia e ambiente dell’istituto. “Questo cibo potrebbe essere usato per far fronte ai bisogni di chi soffre la fame oggi. E tutto ciò implica anche uno spreco non necessario di terra, acqua ed energia. I governi e le agenzie internazionali, e l’Onu in particolare, dovrebbero lavorare di concerto per fare in modo di cambiare la mentalità della gente e scoraggiare le pratiche di spreco di contadini, produttori di cibo, supermercati e consumatori”.

Secondo la Fao (www.fao.org) la fame è attualmente al primo posto nella lista dei dieci principali rischi per la salute, essendo causa di un numero di vittime maggiore rispetto a quelle provocate da Aids, tubercolosi e malaria messi insieme. Nel mondo sono 870 milioni le persone che non mangiano a sufficienza per essere considerate in stato di buona salute.

Per fortuna, nella lotta contro la mancanza di cibo i progressi non sono mancati: le Nazioni Unite (www.un.org) stimano che tra il 1990 e il 2010 il numero di persone che soffrono di fame cronica sia sceso di 130 milioni, e che la diffusione della denutrizione sia diminuita dal  23,2 al 14,9 per cento. Un traguardo importante, che è stato però raggiunto nel biennio 2007-2008, dopo il quale il progresso globale nella riduzione della sottoalimentazione ha subito un rallentamento.

Eppure, come sottolinea l’elenco stilato dal Pam, muovere ulteriori passi avanti richiederebbe uno sforzo minimo. Al settimo punto, ad esempio, si legge che “con soli 20 centesimi di euro possiamo somministrare a un bambino le vitamine e i nutrienti di cui ha bisogno per crescere in maniera sana”, mentre all’ottavo viene sottolineato che “se le donne delle zone rurali godessero dello stesso accesso che hanno gli uomini alla terra, alla tecnologia, ai servizi finanziari, all’educazione e ai mercati, il numero di persone che soffrono la fame potrebbe ridursi di 100-150 milioni”. 

Ennesima conferma del fatto che per scrivere la parola fine sul problema della fame nel mondo non serva un miracolo ma l’impegno concreto di tutti noi, dalle organizzazioni internazionali ai governi, dai piccoli gruppi di volontariato al singolo gesto di chi decide magari di adottare a distanza un bambino che ha bisogno.

Jennifer Zocchi