Mortalità infantile: progressi importanti anche nei Paesi in via di sviluppo

La speranza, si dice, è l’ultima a morire. E se si parla di quella che hanno i bambini di tutto il mondo di superare il quinto anno di vita, allora di ragioni per essere ottimisti ce ne sono diverse. A rivelarlo sono i dati appena diffusi dal settimanale inglese The Economist e raccolti dalle Nazioni Unite, che parlano di un calo significativo, costante e globale della mortalità infantile.

Realizzato grazie alla collaborazione tra Unicef (www.unicef.it), Organizzazione mondiale della sanità (www.who.int), Banca mondiale e Divisione Onu per le popolazioni, il rapporto “Levels and trend in child mortality” raccoglie le statistiche a livello mondiale relative al numero di bambini che muoiono prima di aver compiuto i cinque anni.

Come sottolineato dai curatori del rapporto, il dato rappresenta un importante indicatore per determinare le condizioni sociali ed economiche di un Paese, visto e considerato che i trattamenti sanitari nel periodo neo-natale e i programmi di vaccinazione si sono rivelati strumenti fondamentali per la riduzione della mortalità infantile, e che la loro disponibilità è direttamente proporzionale al grado di sviluppo raggiunto da uno Stato.

In questo senso un caso esemplare può essere considerato quello del Mali. Negli anni Settanta il 37 per cento dei bambini nati in questo Paese africano non raggiungeva il quinto anno di vita, mentre oggi questa percentuale si è più che dimezzata, scendendo al 18 per cento. Di per sé un valore ancora elevato, ma comunque indicativo dei numerosi passi avanti compiuti.

Nei loro Obiettivi di sviluppo del millennio (www.campagnadelmillennio.it) le Nazioni unite (www.un.org) hanno stabilito che entro il 2015 i Paesi in via di sviluppo dovranno ridurre di un terzo la mortalità infantile rispetto ai livelli del 1990. Ad oggi, purtroppo, solo 17 Paesi hanno raggiunto questo obiettivo, mentre altri 100 sono ancora lontani dal traguardo.

A fronte di un progresso generalizzato, la situazione dell’Africa Sub-sahariana resta ad esempio particolarmente grave: dei 7,6 milioni di bambini deceduti nel 2010 prima del compimento del quinto anno di età, quasi la metà (3,7 milioni) si trovavano in quest’area.

Ma come dimostrato dai numeri di questo rapporto, fermare la mortalità infantile è ormai una meta alla portata della comunità degli Stati. Quello che serve è un impegno condiviso e diffuso ad ogni livello, dai governi alle organizzazioni internazionali, dalle istituzioni nazionali e locali alle associazioni e alle ong. Fino ad arrivare ai gesti che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare per dare il proprio contributo.

Jennifer Zocchi