Un "esercito in rosa" per i diritti delle donne indiane

Urne aperte in Uttar Pradesh, nel Nord dell’India, per le elezioni parlamentari locali. Tra le candidate c’è anche Sampat Devi Pal, paladina dei diritti delle donne e leader della Gulabi gang, la Gang rosa, un gruppo di attiviste che professa la non violenza ma non esita a mostrare il bastone che fa parte della propria uniforme per ricordare agli uomini che il cosiddetto “sesso debole” in realtà non esiste.

Se fosse uno Stato indipendente, sarebbe il quarto al mondo per numero di abitanti, dopo Cina, Stati Uniti e Indonesia. Essendo però membro di una federazione, l’Uttar Pradesh con i suoi 200 milioni di cittadini deve accontentarsi di essere “solo” il più popoloso dell’Unione indiana. In questi giorni 127 milioni di elettori sono chiamati al voto per la scelta dei rappresentanti politici locali.

Sampat Devi Pal è candidata con l’Indian national congress, il Partito del congresso di cui era membro il Mahatma Gandhi e che attualmente rappresenta la formazione democratica con il maggior numero di iscritti al mondo.

Nella competizione elettorale una figura carismatica come quella di Sampat può fare la differenza: nonostante i suoi 50 anni questa gracile ma tenace “combattente” è ormai diventata un simbolo capace di risvegliare il coraggio di tutte le donne del Paese. La sua storia personale è strettamente intrecciata a quella del suo “esercito”, le pink vigilantes come le chiama la stampa internazionale, una brigata di 20mila attiviste che vestite con sari rosa e armate di bastone si occupano di far rispettare i loro diritti e di proteggere le donne dai soprusi e dalle prepotenze degli uomini.

Quando è nata i membri della Gulabi gang erano solo cinque, tutte vecchie amiche. Nel giro di pochi anni, però, lo sparuto gruppetto è diventato un’“armata”, con tanto di “comandanti di distretto”, che fungono da rappresentanti a livello regionale. Nelle loro sedi le vigilantes si incontrano per discutere dei problemi delle singole e della collettività, accogliendo chiunque abbia bisogno e prestando il loro aiuto. La non violenza è parte del loro credo e il bastone che portano sempre al fianco è solo un emblema, un monito costante per ricordare a tutti che in caso di bisogno anche le donne sanno come difendersi.

Hanno cercato di uccidermi, arrestarmi, screditarmi”, ha ricordato Sampat in una recente intervista. “Ma non mi fermerò sino a quando le mie sorelle non otterranno giustizia”. Una promessa che suona come un’esortazione per tutte le donne dell’India.

Jennifer Zocchi