Pubblicato per la prima volta nel 1990, il Rapporto sullo Sviluppo Umano è giunto alla diciannovesima edizione sotto la direzione di Jeni Klugman.
Questo rapporto, prodotto da una équipe di ricercatori indipendenti di primo piano, ha come intento quello di riportare l'emigrazione al centro del processo di sviluppo dal punto di vista del dibattito economico, degli orientamenti politici e della sensibilizzazione a questa tematica.
I cinque capitoli in cui è diviso il rapporto offrono un quadro dettagliato della condizione attuale dello sviluppo umano rispetto al fenomeno dell'emigrazione cercando di far prevalere il diritto fondamentale alla libertà di movimento e suggerendo riforme audaci che possano garantire migliori condizioni sia per gli emigranti, sia per le comunità locali che li ospitano.
L'analisi sullo sviluppo umano non è affatto rosea, infatti per circa un miliardo di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo, emigrare è l'unico modo per migliorare le loro condizioni di vita. Il rapporto individua nell'ineguaglianza della distribuzione delle opportunità di sviluppo il motore primo dei flussi migratori che spingono le persone ad affrontare condizioni di disagio sociale, incertezza, sacrifici e a volte anche la morte, per inseguire il sogno di un futuro migliore.
Nonostante questi rischi e pericoli, emigrare vuol dire anche andare incontro a cambiamenti positivi come avere un'educazione migliore, godere di diritti politici e migliori condizioni economiche, sociali e sanitarie.
Togliere le barriere tra gli stati e dare sfogo alla 'libera mobilità' può trasformarsi in una risorsa non solo per coloro che scelgono o sono costretti a scegliere di superare i confini del paese di origine, ma anche per i paesi che li accolgono. Questo risulta essere un dato oggettivo poiché, secondo i ricercatori, compare chiaramente che ad emigrare non sono solo lavoratori generici, ma anche specializzati; in controtendenza rispetto ai soliti cliché che vedono gli emigrati come "ladri di lavoro" o persone che vivono "alle spalle dei contribuenti".
Il rapporto sfata questo mito negativo e lo fa in modo accurato cercando di ampliare e ridefinire la rappresentazione dell'emigrazione, donandoci su questo tema una visone più complessa e variabile di quanto si possa immaginare.
Le riforme proposte dal rapporto sono basate sul diritto alla libertà di movimento per gli emigrati e indicano interventi tesi a favorirne la mobilità per dar vita ad una cultura che veda l'emigrazione come sinonimo di sviluppo umano.
Per leggere e scaricare il rapporto: http://hdr.undp.org/en/reports/global/hdr2009/