Aiuti allo sviluppo: i cittadini europei non hanno dimenticato l’importanza della solidarietà

L’85 per cento dei cittadini dell’Unione europea pensa sia importante aiutare le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo. Più di sei persone su dieci che risiedono in uno dei 27 Stati dell’Ue sono convinte che i finanziamenti oggi destinati ai Paesi in difficoltà debbano essere aumentati. La grande maggioranza degli abitanti del Vecchio Continente è d’accordo nel ritenere diritti umani, educazione e salute obiettivi prioritari degli aiuti che l’Europa destina ogni anno ai Paesi più poveri. 

I dati contenuti nel Barometro sulla solidarietà degli europei nei confronti dei Pvs (Pdf - 4.4Mb) mostrano che, malgrado la crisi, i cittadini dell’Ue non hanno dimenticato l’importanza di portare assistenza e soccorso a chi si trova in una situazione di disagio e povertà. 

Il rapporto, presentato nei giorni scorsi dal commissario europeo allo Sviluppo Andris Piebagls, fornisce un quadro dettagliato di quello che i cittadini europei pensano della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti indirizzati ai Paesi più poveri. Se rispetto al 2009 il numero di coloro che ritengono necessario finanziare i Pvs è leggermente diminuito, mostrando una contrazione del 3 per cento, si può comunque constatare che in termini assoluti ben 425 dei 500 milioni di abitanti dell’Ue sono ancora a favore di queste sovvenzioni.

Certo, come insegna l’esperienza, tra i buoni propositi e le buone pratiche non sempre il passo è breve: solo il 44% degli intervistati si è infatti dichiarato pronto ad acquistare prodotti del commercio equo-solidale, più costosi rispetto a quelli tradizionali, per aiutare gli Stati in difficoltà. Da questo punto di vista i più volenterosi si sono dimostrati gli svedesi e gli abitanti dei Paesi Bassi (76%), mentre in fondo alla classifica si trovano i portoghesi (12%), alle prese con una situazione economica non certo facile. Anche gli italiani, con un 33%, si collocano al di sotto della media.

Ancora, osservando i dati raccolti si nota che il 34% del campione ritiene che gli aiuti destinati ai Pvs debbano essere utilizzati in primo luogo per sostenere e difendere i diritti umani, il 33% per l’istruzione, il 32% per la sanità. Mentre tra le cause ritenute responsabili dell’inefficacia dei sussidi erogati la corruzione e il malgoverno, rispettivamente con il 53 e il 41 per cento, superino i conflitti, al 33 per cento.

Il Barometro può dunque essere considerato come una prova della buona volontà che anima i cittadini dell’Ue, nella consapevolezza però che non sempre alla risolutezza ad aiutare il prossimo manifestata verbalmente si accompagnano poi gesti pratici di solidarietà. Proprio su questo i vertici dell’Unione potrebbero avviare una riflessione seria e approfondita, punto di partenza per migliorare il funzionamento dei meccanismi di cooperazione e aiuto allo sviluppo.

Jennifer Zocchi