Un portatile per ogni bambino nei Paesi in via di sviluppo. La scuola possibile ai tempi di internet

Non è lo slogan pubblicitario di una società di computer e neanche una promessa da campagna elettorale. Un portale per ogni bambino è il nome di un’organizzazione non profit che si propone di produrre laptop a basso costo per distribuirli a tutti i bambini del mondo, soprattutto a quelli che vivono nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo.

L’obiettivo è quello di diffondere l’alfabetizzazione e l’auto-apprendimento in quelle zone del globo dove non esistono scuole e non ci sono maestri. Grazie alla tecnologia a basso costo e allo sfruttamento dell’energia solare è possibile assemblare computer che costano 100 dollari e connetterli in Rete per portare l’alfabeto, le lettere e i libri laddove non riescono ad arrivare attraverso i canali tradizionali. E insegnarli in modo divertente a ragazzi che possono seguire le lezioni e imparare insieme, condividendo le informazioni.

 

Nata nel 2005 e presentata per la prima volta al Forum economico mondiale a Davos, in Svizzera, la One laptop per child (Olpc) è presieduta da Nicholas Negroponte, che per dedicarsi a questo incarico ha lasciato nel 2006 il Mit Media Lab. L’organizzazione ha avviato la sua produzione nel 2007 cominciando la distribuzione in Argentina, Brasile, Libia, Nigeria, Ruanda, Thailandia e Uruguay.

Da allora sono stati fatti passi da gigante: oggi più di due milioni di bambini e insegnanti in 42 Paesi si affidano a un laptop XO, il portatile a bassissimo costo, basso consumo, ecologico (la batteria si ricarica con l’energia solare) e resistente della Olpc. Di questi, circa due milioni vivono nell’America Latina, mentre gli altri 500mila si trovano in Africa e nel resto del mondo. 

Il primo Paese in cui si è affermato l’insegnamento elementare via laptop è l’Uruguay; quello in cui si registra la maggiore adesione è il Perù, con 8.300 scuole. Altri importanti partner del progetto sono l’Argentina, il Messico e il Rwanda. Progressi significativi sono stati registrati anche a Gaza, in Afghanistan, ad Haiti, in Ethiopia e in Mongolia.

Il progetto si basa su cinque punti fondamentali: i bambini possono portare il computer a casa; l’iniziativa si concentra sull’educazione primaria, che coinvolge i bambini da 6 a 12 anni; la diffusione di una grande quantità di laptop in ogni area. in modo che nessun bambino ne resti privo; la connessione a internet, che consente ai ragazzi di comunicare fra loro, condividere i file e realizzare progetti comuni; un software aperto e gratuito, in modo che il computer possa evolvere insieme con i bisogni del suo piccolo possessore. 

In questo modo, come recita la mission dell’organizzazione, ogni scuola può rappresentare “un centro per l’insegnamento, un anello di quella grande catena globale che è l’insegnamento condiviso”.  Un portatile, dunque, può aiutare a cambiare il mondo. Come? Il computer consente ai ragazzi di “leggere, vedere immagini, scrivere, guardare un film, imparare a fare cose nuove e, cosa più importante, insegnare cose nuove l’uno all’altro e ai propri genitori. Con l’XO i bambini imparano a risolvere i loro problemi e un giorno potranno aiutarci anche a risolvere i nostri”. 

Jennifer Zocchi