“L’intera comunità internazionale deve agire subito e con forza per sradicare l’insicurezza alimentare dal pianeta”. Alla vigilia della Giornata mondiale contro la povertà, che sarà celebrata il prossimo 17 ottobre, Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), Pam (Programma alimentare mondiale) e Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) lanciano un nuovo appello affinchè vengano intraprese azioni concrete per sradicare una delle più gravi piaghe che continua a colpire decine di milioni di individui in tutto il mondo.
Nel rapporto The state of food insecurity in the world 2011 le tre organizzazioni sottolinenano che gli elevati prezzi dei generi alimentari, uniti alla loro notevole volatilità, continuano a rappresentare ad oggi una delle principali cause di povertà in molte zone del pianeta. La costante crescita della popolazione mondiale ha infatti come conseguenza diretta l’incremento della domanda di cibo e di energia, che per un terzo è fornita dal settore agricolo sotto forma di biocarburanti. I Paesi che maggiormente soffrono di questa situazione sono naturalmente quelli poveri e più legati all’import di cibo, molti dei quali sono ancora impegnati ad affrontare le conseguenze della crisi alimentare ed economica del 2006-2008. “L’eccessivo aumento dei prezzi alimentari - si legge nel dossier - mette a rischio i nostri sforzi verso l’ Obiettivo di sviluppo del millennio di dimezzare per il 2015 il numero delle persone che soffrono la fame. Ma anche se l’obiettivo venisse raggiunto, nei Paesi in via di sviluppo rimarrebbero comunque circa 600 milioni di persone sottonutrite, e questo non è accettabile”.
Una battaglia necessaria. Quello della povertà è un problema ancora irrisolto, che riguarda milioni di esseri umani e che incide in maniera diretta sulle loro necessità primarie: alimentazione, sanità, libertà dal bisogno, libertà di costituire una famiglia e provvedere al proprio sostentamento e a quello dei propri cari. La mancanza di un reale impegno sociale e politico per l’eliminazione della povertà da parte dei governi delle grandi potenze e delle organizzazioni e istituzioni internazionali non può essere giustificato solo bollando questo traguardo come utopistico. In una realtà in cui il l’80 per cento della ricchezza mondiale è concentrata nelle mani del 15 per cento della popolazione del pianeta, sono sempre più numerosi gli studi e le analisi di scienziati ed economisti che dimostrano come una semplice redistribuzione delle risorse potrebbe liberare in maniera definitiva dal bisogno tutti gli abitanti della Terra. Se si considera ad esempio il problema dal punto di vista economico, l’investimento che sarebbe necessario per eliminare la povertà risulta molto meno oneroso rispetto a quello per la produzione di armamenti, e decisamente più redditizio.
La soluzione a portata di mano. La Giornata mondiale che sarà celebrata il 17 ottobre rappresenta un’occasione anche per riflettere su tutti i passi avanti che sono stati compiuti negli ultimi anni nella lotta alla povertà. Lo straordinario sviluppo conosciuto da molti Paesi del continente africano offre un esempio concreto di come un serio impegno da parte di governi, istituzioni e società civile sia sufficiente ad innescare meccanismi virtuosi di crescita che hanno immediate ripercussioni positive sul tenore di vita della popolazione. In base ai dati forniti dall’Ocse, l’Organizzazione per lo sviluppo e la crescita economica, tra il 2000 e il 2007 sono stati 19 i Paesi africani a salire sul treno dello sviluppo, lasciandosi alle spalle la povertà estrema di cui avevano sempre sofferto. E un analogo trend ha interessato anche molti Paesi asiatici. Importanti risultati sono stati inoltre raggiunti sul versante della revisione dei trattati internazionali di libero commercio, sull’azzeramento del debito estero o sulla destinazione di quelle che erano spese militari in direzione della cooperazione internazionale. Tutte queste evidenze dimostrano in maniera inequivocabile che l’eliminazione della povertà è oggi un traguardo non solo possibile ma anche a portata di mano. Per raggiungerlo non serve produrre di più, ma semplicemente condividere quello che già oggi viene prodotto, trasformando la lotta al bisogno in uno sforzo collettivo che possa contare sull’impegno individuale di tutti.