Acqua, un nuovo impegno per renderla accessibile nei paesi in via di sviluppo

Acqua per bere. Acqua per cucinare. Acqua per curare le malattie, garantire assistenza sanitaria a chi ne ha bisogno e contrastare infezioni ed epidemie. Un nuovo impegno per agevolarne l'accessibilità nei Paesi in via di sviluppo è stato siglato proprio pochi giorni fa.
 La Federutility, che riunisce le aziende di servizi pubblici locali che operano nei settori dell’energia elettrica, del gas e dell’acqua, e Focsiv, la Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontariato, hanno infatti sottoscritto una dichiarazione di intenti  in materia di accesso all’acqua potabile nei Paesi con maggiori difficoltà in questo senso.
Un accordo che indica la volontà di impegnarsi concretamente per offrire a un numero crescente di persone e popolazioni la possibilità di far valere quello che ormai l’intera comunità internazionale considera un diritto fondamentale, quello appunto di bere e utilizzare acqua di buona qualità.

Un impegno necessario. L’intesa è stata firmata durante la seconda giornata del Festival dell’Acqua di Genova, che si è concluso lo scorso week-end. La firma vuole sottolineare l’impegno delle due associazioni nel monitoraggio di tutti i progetti già realizzati e in corso d’opera nel Sud del mondo, rimarcando al tempo stesso l’urgenza di misure concrete per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni unite.
Il problema dell’accesso all’acqua nei Paesi in via di sviluppo riguarda 3 miliardi di persone ed è destinato a crescere se non si interviene con urgenza”. Nel corso della cerimonia per la firma, Javier Solana, già alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea e oggi senior advisor dell’organizzazione per lo sviluppo Acciona, ha usato queste parole per richiamare l’attenzione di tutti i Paesi su uno dei principali problemi che bloccano la crescita del Sud del mondo. “I cambiamenti climatici in corso, la desertificazione di aree solo ieri produttive e la crescita della popolazione mondiale impongono azioni urgenti e soprattutto coordinate. La soluzione possibile sta nella cooperazione tra Stati e enti, in collaborazione con soggetti che possiedono il necessario known how”. Per Gaia Checcucci, vice presidente di Federutility , “il raggiungimento degli Obiettivi è realisticamente molto difficile. Per questo occorre potenziare la cooperazione con intese come quella qui sottoscritta e sollecitare i decisori politici ad accogliere la nostra proposta di destinare l’uno per cento delle bollette delle famiglie italiane a interventi sui servizi idrici e igienici nei Paesi poveri”.

Importanti passi avanti. Il riconoscimento dell’accesso all’acqua potabile come diritto umano fondamentale da parte dell’Assemblea generale dell’Onu a luglio dello scorso anno ha rappresentato un passo decisivo per affrontare la questione sempre più urgente della mancanza di risorse idriche per centinaia di milioni di persone. Secondo le stime delle Nazioni Unite, ogni anno un milione e mezzo di bambini sotto i cinque anni muore per malattie legate alla carenza d’acqua o di strutture igieniche. Nella risoluzione si ricorda che ancora oggi nel mondo 900 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, e che 2,6 miliardi vivono in condizioni igienico-sanitarie precarie. I passi avanti compiuti fino a questo momento sono stati dunque importanti ma non ancora sufficienti. Ad essi dovranno seguirne ancora molti altri. L’impegno per compierli può venire da chiunque, dal più potente e ricco governo al più piccolo gruppo di volontari.

Jennifer Zocchi