Diritti umani, i traguardi del 2012

Quando si parla di diritti umani molto spesso tra il dire e il fare più che un semplice mare c’è di mezzo un oceano in tempesta. Guerre, carestie, violenze, epidemie e discriminazione sono solo alcuni dei problemi che affliggono molte regioni del globo, rendendo di fatto impossibile per milioni di persone condurre un’esistenza pacifica e serena.

Eppure, malgrado le numerose e a volte apparentemente insormontabili difficoltà, ogni giorno milioni di persone in tutto il mondo lavorano e si impegnano affinché tutto questo possa un giorno accadere.

Grazie a loro ogni tanto si raggiunge un nuovo traguardo. Magari piccolo, ma comunque importante. L’anno appena concluso di vittorie ottenute ne ha viste molte. Un breve elenco ci può aiutare a ricordarle e a riflettere sul loro valore.

Dagli Stati Uniti al Myanmar, dall’Ecuador alla Repubblica Democratica del Congo, passando per Italia, Siria ed Egitto. Il cammino compiuto dai diritti umani nel corso del 2012 è stato faticoso, difficile e non privo di cadute. Ma anche lungo e pieno di successi. Negli Usa, ad esempio, il 25 aprile il governatore del Connecticut ha firmato la legge per l’abolizione la pena di morte, trasformando il Paese nel 17esimo Stato abolizionista della federazione. Alcuni mesi dopo (il 19 novembre), dall’altra parte del mondo il governo del Myanmar ha rilasciato oltre 50 prigionieri politici e prigionieri di coscienza, tra cui U Myint Aye, cofondatore della Rete dei difensori e promotori dei diritti umani, condannato all’ergastolo nel 2008. 

Il 4 gennaio in Ecuador la corte d’appello della città di Lago Agrio, nella provincia di Sucumbios, ha confermato la condanna della Chevron per il disastro ambientale causato nella regione, obbligando la compagnia petrolifera a risarcire la popolazione locale. Sette mesi dopo (il 10 luglio) e diversi meridiani più a est la Corte penale internazionale ha emesso la sua prima condanna, infliggendo 14 anni di carcere a Thomas Lubanga Dyilo, leader di un gruppo armato congolese responsabile di aver reclutato e impiegato bambini soldato in un conflitto.

Ancora, Yaacoub Shamoun, un cittadino libanese scomparso dopo essere stato catturato dalle forze siriane in Libano nel luglio 1985, è stato rilasciato a maggio dalle autorità di Damasco, mentre il 2 giugno un tribunale del Cairo ha condannato all’ergastolo l’ex presidente Hosni Mubarak per non aver prevenuto l’uccisione di oltre 840 manifestanti durante le proteste del gennaio e del febbraio 2011.

Anche in Italia i passi avanti non sono mancati. Il 23 febbraio la Corte europea dei diritti umani ha condannato il governo italiano per aver respinto verso la Libia 11 cittadini somali e 13 cittadini eritrei intercettati in mare senza che fosse stata valutata la loro necessità di protezione internazionale.

Molti altri esempi potrebbero essere citati: in Messico, in Iran, in Slovacchia, in Nigeria e in altri Paesi l’affermazione dei diritti umani ha guadagnato altro terreno. Elencare ogni singola vittoria sarebbe impossibile. Quello che conta è sapere che qualcosa per cambiare in meglio il mondo si può fare. Si è potuto fare ieri e lo si potrà fare domani.

Jennifer Zocchi