Giornata Mondiale contro le mine

Contro ogni norma del Diritto Internazionale Umanitario, le mine anti-uomo causano attacchi indiscriminati che colpiscono migliaia di persone ogni anno, danneggiano l’ambiente, ostacolano la ricostruzione e vanno ben oltre i limiti di un conflitto. Il 4 aprile, si celebra la VII Giornata Mondiale contro le mine, una campagna internazionale promossa dalle Nazioni Unite per dare voce a tutte le vittime. È dal 1997 che si cerca di ottenere la messa al bando di questa arma. Con la Convenzione di Ottawa, infatti, gli Stati firmatari si impegnano a vietare l’impiego, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento delle mine antiuomo, oltre che a distruggerle.

Nel dicembre 2004 la Convenzione era stata siglata da 152 Stati. Tra gli assenti Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele, Turchia. Ad oggi gli aderenti sono 156, compreso l’Afghanistan, dove 14.400 persone sono state impiegate nella distruzione di oltre un milione di residui bellici esplosivi.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite sta cercando di collegare l’azione contro le mine con piani più ampi di sviluppo, per promuovere allo stesso tempo le produzioni agricole, rafforzare le infrastrutture, migliorare l’approvvigionamento idrico e fornire  istruzione e servizi sanitari migliori nelle aree più tormentate da questo problema, tutto ciò in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

“Non c’è filosofia o rivoluzione, religione o idea politica, che giustifichi quasi 5mila persone morte o ferite solo l’anno scorso per le mine antiuomo”. È quanto recita l'impressionante campagna internazionale “lend your leg” (tradotto letteralmente "presta la tua gamba") che mira a sensibilizzare il mondo ad un ‘no’ deciso contro questa barbarie, dar voce a chi né è rimasto vittima e a coloro che rischiano quotidianamente di aumentare le statistiche a riguardo. Ha inoltre l'obiettivo di incentivare azioni di sminamento che impediscano a quest'arma di causare danni anche molto tempo dopo la fine dei conflitti.

Paola Longobardi