Grazie alla genetica un altro passo avanti nella lotta alla fame.

La scienza può aiutarci in tante cose. Da oggi forse anche nella lotta alla denutrizione nelle aree economicamente più depresse del pianeta.
Una scoperta a cui ha partecipato il nostro CNR ha rivelato, infatti, che è possibile rendere più nutriente la tapioca, la radice di una pianta che cresce anche su terreni molto aridi, non richiede cure particolari, è diffusissima in Africa e di cui la popolazione del continente già normalmente si ciba.

La tapioca infatti è la terza fonte di calorie nell'alimentazione delle regioni tropicali e sub-desertiche, dopo riso e mais: in Africa, Asia e America Latina la dieta di milioni di persone dipende da questa pianta. Gli studi effettuati dal CNR insieme ad un gruppo di ricercatori statunitensi hanno dimostrato che è possibile aumentare di molto il contenuto proteico di questa radice, rendendola anche più nutriente del mais. Nella pianta i ricercatori d'Oltreoceano hanno infatti introdotto il gene di una nuova proteina, scoperta qualche tempo fa dal CNR, che ne accresce così le proprietà nutritive. Le piante che subiscono questo trattamento perdono anche la tossicità che prima costringeva ad un lungo processo di cottura e fermentazione della radice per renderla commestibile.

Dati della Fao ci dicono che "oggi, circa 850 milioni di persone sono cronicamente sottoalimentate e non sono in grado di avere un'alimentazione sufficiente per soddisfare neppure i propri bisogni energetici di base. Approssimativamente, 200 milioni di bambini sotto i cinque anni soffrono di sintomi acuti o cronici di malnutrizione; questo numero aumenta durante i periodi di scarsità alimentare stagionali e in tempi di carestia e di disordini sociali".
Le conseguenze di una alimentazione povera si traducono ovviamente in una riduzione del benessere e dei livelli di sviluppo del potenziale umano. Per mettere fine a fame e malnutrizione è necessario cominciare a garantire l'accesso di ogni individuo, e in ogni momento, ad alimenti sicuri e sufficienti dal punto di vista nutritivo.

La scoperta appena realizzata dunque potrebbe essere la strada giusta per dare una risposta in maniera più rapida al fabbisogno proteico dei paesi in via di sviluppo. La battaglia contro la fame ha trovato nella genetica un alleato in più.

Cristina Mustari