Halloween si avvicina e mai come in questo periodo dell’anno i racconti di vampiri, spettri, scheletri e zombi spopolano tra i più giovani. Non tutte quelle che hanno come protagonisti le figure archetipiche dell’occulto, però, sono storie horror. Dal Ghana, ad esempio, ne arriva una che apre un nuovo spiraglio di speranza per centinaia di donne e bambini. Si tratta di persone rinchiuse nei nabuli, “i campi delle streghe”, allestiti nel Nord del Paese per confinare al loro interno coloro che vengono accusati di essere streghe o stregoni, colpevoli di portare sfortuna e di esercitare influssi negativi sugli altri grazie alle loro arti oscure.
Hajia Hawawu Boya Gariba, il vice ministro ghanese per Politiche dirette a donne e bambini, ha recentemente preso posizione contro questa pratica di moderna caccia alle streghe, denunciando che il confinamento delle donne in questi campi con l’accusa di essere fattucchiere costituisce una grave violazione dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali stabilite dalla Cedaw, la Convenzione delle Nazioni unite sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, di cui il Ghana è firmatario.
Un problema culturale. Secondo il vice ministro per risolvere definitivamente il problema dei nabuli non è sufficiente un semplice provvedimento delle autorità che stabilisca la loro chiusura, ma è necessario agire in profondità sul contesto culturale del Paese e sradicare le antiche superstizioni collegate alla stregoneria. “Nelle condizioni attuali se si liberassero le persone accusate di essere maghi sicuramente al loro ritorno a casa sarebbero linciate”, ha sottolineato Akwasi Osei, lo psichiatra a capo del Servizio sanitario nazionale ghanese. “Si devono preparare gli abitanti, aiutandoli a capire che non sono queste donne la causa delle loro disgrazie”.
All’interno dei campi, però, ad essere rinchiuse non sono solo le donne, ma anche i bambini. Secondo il rapporto dell’Unicef Children accused of witchcraft, nell’Africa sub-sahariana le accuse di stregoneria infantile sono aumentate vertiginosamente negli ultimi anni. Ad esasperale, sostengono gli esperti dell’organizzazione, sarebbero la povertà, la miseria e la mancanza di istruzione. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, il proliferare del fenomeno dei nabuli non è legato a un’antica tradizione africana, ma è relativamente moderno e risale a non più di 10-20 anni.
Tutelare le vittime. Gli appelli rivolti dalle Nazioni unite alle autorità locali per bloccare la caccia alle streghe riguardano in primo luogo la necessità di introdurre norme e leggi a tutela delle donne e dei bambini accusati di praticare le arti arcane e non contro la stregoneria in sé. Questo perché nei Paesi in cui le pratiche occulte sono state proibite, come Camerun, Ciad e Gabon, l’unico risultato ottenuto è stato quello di vedere molte donne e bambini finire in prigione, spesso accusati dai propri familiari. Quello che serve, sottolinea l’Onu, è un paziente e costante lavoro di sensibilizzazione delle comunità locali, delle famiglie e delle autorità religiose che possono diffondere il principio della non discriminazione e del rispetto della libertà altrui come valori fondamentali della convivenza pacifica. L’obiettivo, in altre parole, non è chiudere i nabuli ma aiutare le persone a prendere consapevolezza della loro totale assurdità.