L’Europa dice sì alla Tobin tax: colpisce la speculazione a beneficio della collettività

L’Europa ci ha pensato a lungo e alla fine ha deciso che è “eticamente giusta, tecnicamente fattibile, economicamente sostenibile”.Così dopo anni di feroci dibattiti, la Commissione europea ha finalmente raggiunto un’intesa sull’introduzione di un sistema comune per la tassazione delle transazioni finanziarie, la famosa Tobin tax, una tassa pensata per colpire in maniera contenuta tutti gli scambi che avvengono sui mercati valutari, in modo da penalizzare le operazioni di speculazione e ottenere al tempo stesso delle entrate da destinare alla collettività.

In base all’intesa raggiunta a Strasburgo la misura dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2014, attraverso l’introduzione di aliquote minime uguali per tutti i Paesi “sufficientemente alte per garantire l’obiettivo di armonizzazione” delle imposte a livello Ue, come si legge nella bozza del provvedimento, e allo stesso tempo “abbastanza basse” per minimizzare i rischi di delocalizzazione. Secondo la proposta attualmente in discussione le aliquote saranno dello 0,1 per cento per le operazioni su azioni e obbligazioni e dello 0,01 per quelle sui prodotti derivati.
La tassazione, si legge ancora nel documento, si applicherà sulla base del principio della “residenza principale” degli interessati, siano essi privati o società, e scatterà nel momento stesso in cui sarà effettuata la transazione nel caso di operazioni elettroniche, ed entro un massimo di tre giorni lavorativi in tutti gli altri casi. Per evitare effetti indesiderati su famiglie e imprese, il nuovo sistema non colpirà i contratti d’assicurazione, compresi i fondi pensione, i mutui, il credito al consumo e il pagamento dei servizi.

Una misura concreta di sostegno all’economia. “Durante gli ultimi tre anni gli Stati membri hanno accordato aiuti e hanno fornito garanzie al settore finanziario per 4.600 miliardi di euro. È tempo che anche la finanza  fornisca il suo contributo alla società”, ha spiegato il presidente della Commissione José Manuel Barroso in occasione della presentazione ufficiale del provvedimento a Strasburgo. Se fino a questo momento i finanziamenti di sostegno al sistema economico sono stati reperiti principalmente attraverso provvedimenti che hanno colpito direttamente le tasche dei consumatori, l’introduzione della Tobin tax dovrebbe riequilibrare in parte la situazione, ha sottolineato Barroso, penalizzando gli speculatori.   

Un po’ di storia. La Tobin tax deriva il suo nome dall’economista statunitense James Tobin, che nel 1972 propose di introdurre una tassa per colpire in maniera misurata tutte le transazioni che avvenivano sui mercati finanziari, in modo da ottenere tre obiettivi: stabilizzare questi mercati, limitare le speculazioni valutarie e procurare delle entrate di cui avrebbe potuto usufruire l’intera collettività. Secondo Tobin, che nel 1981 fu insignito del Premio Nobel per l’economia, l’aliquota introdotta sarebbe dovuta essere di proporzioni ridotte, compresa tra lo 0,05 e l’1 per cento.
Dopo la proposta l’idea rimase inattuata per oltre vent’anni, per poi tornare al centro di un ampio dibattito che si sviluppò tra gli economisti alla fine degli anni Novanta e che si è trascinato fino ai nostri giorni. Oggi come allora gli esperti sono divisi in due fazioni: i sostenitori, che sottolineano come questa tassa possa migliorare l’economia globale e limitare la speculazione finanziaria (è stato calcolato che, se fosse applicata da tutti i Paesi a un tasso dello 0,1 per cento, la Tobin tax garantirebbe ogni anno circa 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria ad oggi per sradicare in tutto il mondo la povertà estrema), e i detrattori, che evidenziano invece i vincoli che essa genererebbe alla libera circolazione dei capitali, bloccando la crescita economica.

Jennifer Zocchi