Una pioggia contro la siccità nel Corno d’Africa, fatta però di soldi e non di acqua. Un “rovescio” che non cadrà dal cielo ma sarà invece indirizzato dove necessario, in modo da favorire la nascita e lo sviluppo di iniziative che consentano di lottare contro la fame nel medio e nel lungo periodo.
Per bocca del suo presidente Robert Zoellick la Banca mondiale ha annunciato l’arrivo di nuovi fondi per i Paesi africani alle prese con la peggiore carestia degli ultimi decenni. I finanziamenti raggiungeranno l’ammontare complessivo di 1,8 miliardi di dollari e saranno erogati in tempi brevi in tre distinte trance, secondo un piano di interventi elaborato dagli esperti dell’organizzazione. Come sottolineato dallo stesso Zoellick, il denaro raccolto non verrà utilizzato per fornire assistenza diretta alle popolazioni colpite dall’emergenza umanitaria ma servirà piuttosto a garantire la sicurezza alimentare della regione nel prossimo futuro, attraverso progetti e investimenti specifici.
Le dimensioni dell’emergenza. Secondo le stime delle Nazioni unite sono in tutto 13 milioni le vittime della carestia che ha investito Etiopia, Eritrea, Kenya e Somalia. In quest’ultimo Paese la situazione è particolarmente grave con 3,7 milioni di affamati e 750mila tra uomini, donne e bambini che rischiano di morire di stenti nei prossimi quattro mesi. In un rapporto diffuso nei giorni scorsi, l’Unità di analisi per la sicurezza alimentare dell’Onu ha richiamato l’attenzione della comunità internazionale sul continuo aumento delle zone colpite dall’emergenza, affermando che, se l’ammontare degli aiuti internazionali non verrà ampliato nel giro di poco tempo, “il disastro si espanderà ulteriormente”. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite ha reso noto di aver ricevuto fino a questo momento 550 milioni di dollari dai Paesi donatori, una cifra ancora lontana dalla richiesta di un miliardo formulata dall’organizzazione per far fronte agli interventi più urgenti.
Le difficoltà negli aiuti. I nuovi fondi stanziati dalla Banca mondiale rappresentano dunque un’iniezione di liquidità quanto mai utile in un momento critico come quello che il Corno d’Africa sta attraversando. Quello del reperimento degli aiuti, però, non è l’unico problema che le organizzazioni impegnate a fronteggiare l’emergenza si trovano davanti: le disastrose condizioni logistiche della regione impediscono in molti casi ai soccorsi di raggiungere le aree più a rischio. In Somalia diverse agenzie internazionali sono state costrette ad abbandonare il Paese per non mettere a repentaglio la sicurezza del personale a causa della presenza del gruppo di guerriglieri Al-Shabaab, in lotta contro le autorità centrali.
L’intervento della Cina. Anche il Paese della Grande Muraglia ha deciso di aumentare il contributo fornito fino a questo momento al continente africano. Rivolgendosi al mini-vertice ministeriale per la risposta umanitaria nel Corno d’Africa, a margine della 66esima Assemblea generale dell’Onu, Yang Jiechi, il ministro degli Esteri di Pechino, ha affermato che la Cina è “seriamente preoccupata” per la situazione e che il suo governo intende inviare nella zona dell’emergenza generi alimentari e fondi per 70 milioni di dollari, oltre a medicinali e attrezzature mediche.