La pace e il cambiamento: donne che aiutano l’Africa a crescere

Per anni il nome della Liberia è stato associato alla guerra, a feroci scontri per i “diamanti di sangue”, allo sfruttamento dei bambini soldato e alle più crudeli violazioni dei diritti umani. Oggi invece il paese ha iniziato a scrivere un nuovo capitolo della sua storia che si apre con la parola “pace”. Il merito è di due donne: Ellen Johnson-Sirleaf, presidente del Paese, e Leymah Gbowee, attivista per i diritti e promotrice della grande mobilitazione femminile che ha contribuito in maniera significativa alla fine della guerra civile che per 14 anni ha sconvolto la vita del popolo liberiano.

Il loro coraggio e il loro impegno in favore della democrazia e della fratellanza tra i popoli sono stati premiati nei giorni scorsi con il conferimento del premio Nobel per la pace, che le due hanno condiviso con un’altra storica attivista, la yemenita Tawakkul Barman. Il riconoscimento, che verrà consegnato il prossimo 10 dicembre, in occasione dell’anniversario dell’adozione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, è stato assegnato “per il loro impegno non violento per la sicurezza delle donne e i diritti delle donne di partecipare a pieno al lavoro di costruzione della pace”.  Il premio rappresenta una testimonianza importante del ruolo che le donne  possono ricoprire nel progresso dell'Africa, la certezza che possano essere fautrici del cambiamento e della crescita del continente africano. La storia di Ellen Jonhnson Sirleaf ne è una dimostrazione.

Un simbolo di rinascita. Nata nel 1938, di formazione economista, madre di quattro figli,è stata la prima donna del continente africano a ricoprire la carica di presidente grazie alla vittoria riportata nelle elezioni del 2005. Un incarico che potrebbe essere riconfermato proprio in questi giorni, nel caso in cui la leader sia riuscita ad ottenere la maggioranza delle preferenze alle elezioni per il rinnovo del presidente svoltesi ieri.
Oggi Jonhnson Sirleaf può essere considerata il simbolo di una nuova Africa, in un momento di grande fermento per molti dei Paesi del continente, interessati da uno sviluppo e da una crescita senza precedenti. Come sottolineano gli esperti, i problemi che la vincitrice del premio Nobel si trova davanti non sono affatto semplici: continuare a sostenere il processo di riconciliazione in un Paese dilaniato da quasi tre lustri di guerra, con oltre 250mila morti, è un’impresa che richiederà una straordinaria capacità politica e diplomatica, oltre a una notevole lungimiranza e a un impegno orientato al dialogo e al confronto. Ma le doti per vincere queste sfide non sembrano mancare a una donna che non ha mai smesso di credere nella possibilità di garantire al proprio Paese e al proprio popolo quel ritorno alla pace che per decenni è sembrato un miraggio e che ora appare invece come un traguardo sempre più vicino

Una speranza per il futuro. Immediatamente dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronunciò uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo Paese a “divenire un faro splendente, un esempio per l’Africa e per il mondo di cosa può ottenere l’amore per la libertà”. Queste parole sono state il punto di partenza di un cammino verso la pace e la democrazia che oggi la Liberia, pur tra mille difficoltà, sta continuando a seguire, sostenuta dal coraggio di migliaia di donne che possono prendere Ellen Johnson-Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Barman come modello di impegno civile e sociale in favore dei diritti di tutti gli abitanti del continente africano. 

Jennifer Zocchi