ONU, l’accesso all’acqua è un diritto fondamentale dell’uomo

Un piccolo passo per il diritto internazionale, un grande passo per la lotta che ogni giorno organizzazioni, associazioni, ong e movimenti portano avanti per l’affermazione dei diritti umani in ogni angolo del pianeta.

Con una storica risoluzione approvata la notte del 28 luglio, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha stabilito che “l’accesso a un’acqua potabile, pulita e di qualità, e a servizi sanitari di base, sono un diritto dell’uomo, indispensabile per il pieno godimento del diritto alla vita”.

Le conseguenze della decisione. Una decisione che arriva dopo oltre 15 anni di dibatti e scontri all’interno della comunità internazionale e che, seppure non giuridicamente vincolante, rappresenta una fondamentale conquista di principio per la battaglia contro le politiche di privatizzazione dei servizi idrici intraprese da molti governi e autorità locali. Nonostante abbia al momento effetti concreti piuttosto limitati, infatti, questa risoluzione deve comunque essere valutata come una chiara presa di posizione e di coscienza dell’organo plenario dell’Onu che l’ha approvata, su proposta della Bolivia, con 122 voti a favore, nessun contrario e 41 astensioni.

Il giorno in cui questo documento dovesse passare al Consiglio dei diritti umani o essere inserito in una sua dichiarazione generale, o in un eventuale protocollo alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo o a uno dei Patti delle Nazioni unite in materia, allora comincerebbe ad assumere un peso maggiore, costituendo un obbligo cui Stati e governi non potrebbero sottrarsi.

Gli impegni per il futuro. Secondo le stime dell’Onu, ogni anno un milione e mezzo di bambini sotto i cinque anni muoiono per malattie legate alla carenza d’acqua o di strutture igieniche. Nella risoluzione si ricorda che ancora oggi nel mondo 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, e che 2,6 miliardi vivono in condizioni igienico-sanitarie insufficienti. Per questo, in seno al documento, l’Assemblea generale ha confermato il proprio impegno a ridurre della metà, entro il 2015, la porzione di popolazione mondiale che non ha possibilità di accedere alle risorse potabili, rinnovando l’invito agli Stati e alle organizzazioni internazionali a lavorare per fornire aiuti finanziari e tecnologici ai Paesi in via di sviluppo, e ad “aumentare gli sforzi affinché tutti nel mondo abbiano accesso all’acqua pulita e a installazioni mediche primarie”.

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