È il titolo di un cortometraggio, che purtroppo, vista la scarsa distribuzione, vedranno in pochi. E tuttavia se ne parla e questo basta a far venir fuori una bella storia.
Sembra favola, in un’Italia che lascia indietro chi stenta, ma è realtà.
E così, se in una scuola del nord c’è chi non accetta i bimbi i cui genitori non hanno i soldi per pagare la mensa, in una scuoletta della Capitale c’è chi accoglie tutti, ma proprio tutti… o meglio per ora solo 45 bimbi in totale, ma provenienti da 32 paesi diversi, Italia compresa ovviamente!
È al Celio, dietro il Circo Massimo… e lì il cielo non è solo azzurro ma di mille colori. Quelli delle bandiere di tanti stati diversi, quelli dei bimbi, i colori dei loro vestiti e dei loro cibi, tanto differenti fra loro ma accostati spesso e volentieri. Si tratta di una piccola scuola materna, il primo, e forse anche il meglio riuscito esempio in Italia di centro interculturale destinato all’infanzia immigrata.
Nessun tetto massimo e nessuna barriera tra quelle pareti. Solo un gruppo di educatori appassionati e creativi che insegnano ai piccoli una serena convivenza tra diversi. Perché sì, le differenze non mancano ma sono belle quando le conosci, le accetti e ne condividi le ricchezze.
Che non sia una scuola come tante lo si capisce subito perché i maestri, che hanno elaborato un proprio un nuovo “metodo pedagogico”, insegnano ai bambini a non avere paura dello straniero stimolando una conoscenza sensoriale che passa attraverso la cucina, la lingua, le tradizioni dei vari paesi d’origine. E così si può assistere a lezioni di danza africana, si può giocare con i proverbi peruviani o cucinare tutti insieme piatti asiatici.
Nata nel 1990, grazie alla Caritas Diocesana di Roma e all’Ufficio Speciale Immigrazione del Comune della Capitale, la scuola raccontata dal documentario del regista Edoardo Winspeare, offre accompagnamento didattico a coloro che sono arrivati da poco nel nostro paese, dando prova di una convivenza possibile vissuta nel rispetto, nello scambio e nella valorizzazione delle identità che i bambini e le loro famiglie rappresentano. E le famiglie sono particolarmente coinvolte in tutte le attività della scuola poiché sono gli stessi genitori ad introdurre le diverse culture nelle classi. Ognuno contribuisce come può, con le risorse economiche e culturali che possiede.
Resistendo a tagli ministeriali e diffidenze popolari, la scuoletta del Celio è come una grande casa, in cui bambini e genitori di culture e ceti sociali differenti possono provare la gioia quotidiana dell’incontro.
E che di esperienza straordinaria si tratti lo si capisce proprio dalle testimonianze dei genitori stessi, grati per questo tipo di sperimentazione:
“Celio Azzurro… Giardino incantato, palcoscenico diurno della vita dei nostri figli, microcosmo di formiche trovate nella terra, ortaggi coltivati nell’orto, pinoli e noci caduti dagli alberi, gesti e parole mescolate dalle diversità linguistiche. I bambini come spugne assorbono il tesoro (ritrovato), diluito nell'aria della scuola, il tesoro di amicizia sincera, consapevolezza e tolleranza”. Fare scuola rispondendo alle esigenze dei tempi e delle persone non è impossibile… e per di più semina fiducia.