Un cellulare per combattere la sete e la siccità

Dalle stelle agli acquitrini. Con un semplice cellulare. John Feighery, brillante ex stagista della Nasa, ha sviluppato un’applicazione per telefono portatile in grado di fornire istantaneamente informazioni sullo stato di salute di sorgenti, pozze e corsi d’acqua. La sua è una delle tante “app” per mobile phone allo studio di un numero crescente di scienziati ed esperti che, sparsi in ogni angolo del globo, tentano di utilizzare la tecnologia dei portatili per risolvere il problema della cronica carenza d’acqua che affligge molte zone del pianeta.

Durante il mio tirocinio alla Nasa ero impegnato in un progetto di ricerca su un sistema per fornire acqua potabile agli astronauti durante le lunghe permanenze nello spazio. Passavo le giornate ad arrovellarmi il cervello con altri studiosi su come risolvere il problema. Poi un giorno mi sono reso conto che, mentre pensavamo alle stelle, centinaia di milioni di persone sul nostro pianeta soffrivano la sete. A quel punto ho capito che era assolutamente necessario fare qualcosa per eliminare questa piaga”. Nel raccontare la sua storia ai media internazionali, John Feighery non ha nascosto l’entusiasmo che fin dal primo momento ha animato il suo progetto. 

Dopo anni di ricerche e di impegno lo scienziato e il suo staff hanno sviluppato mWater un’innovativa applicazione per cellulare che consente di assumere e scambiare in tempo reale informazioni sullo stato di conservazione di qualsiasi sorgente d’acqua, dai fiumi ai laghi, dalle acque costiere alle falde acquifere. Collegandosi a un database il software recupera in pochi istanti tutti i dati a disposizione, consentendo inoltre aggiornamenti in tempi estremamente brevi. In questo modo è possibile monitorare in modo estremamente efficace un determinato territorio, gestendo le risorse idriche nel migliore dei modi e limitando notevolmente gli sprechi, evitando ad esempio di destinare acqua potabile all’irrigazione o acqua infetta all’uso domestico.

Parallelamente alle ricerche di Feighery, molti altri studiosi stanno sviluppando applicazioni per cellulare per contrastare il problema della sete e della siccità. Stando alla Banca mondiale, infatti, ormai tre quarti della popolazione mondiale ha accesso a un telefono portatile, e dunque è la tecnologia mobile, più di internet, lo strumento su cui puntare per arrivare anche nei territori più sperduti e isolati.  

Così, per citare i casi più interessanti, il Nebraska agricultural water management network della Nebraska University ha creato l’app Crop Water, che consente di scoprire attraverso dei sensori qual è la giusta quantità d’acqua necessaria ad irrigare un terreno; le organizzazioni non-profit Water for people e Akvo hanno dato vita ad Akvo Flow, un software che raccoglie e monitora i dati sulla fornitura dell’acqua e che è stato già sperimentato con successo in  diciassette Paesi di Africa, Asia, America Centrale e Sud America; e ancora la Oxford University ha finanziato il programma Mobile/Water for development, basato sull’impiego di pompe idriche intelligenti, capaci di trasmettere dati sul loro funzionamento tramite la rete mobile.

Jennifer Zocchi