Unicef: aiutare i bambini più poveri rende di più. Risultati migliori del 60% rispetto alle strategie tradizionali

Investire nelle comunità più svantaggiate è efficace e produttivo. Contrariamente a quanto si pensa. A sostenerlo è l’ultima ricerca effettuata dall’Unicef, secondo la quale per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm) bisogna convogliare le risorse economiche verso le comunità e i bambini più indigenti. “Le nostre conclusioni mettono in discussione il modo di pensare tradizionale, secondo cui concentrarsi sui più poveri non è economicamente efficiente” spiega Anthony Lake, direttore del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia.

Il rapporto. I risultati dell’analisi sono stati presentati lo scorso 7 settembre in due pubblicazioni: lo studio Narrowing the Gaps to Meet the Goals (Ridurre i divari per raggiungere gli obiettivi) e il rapporto Progress for Children Achieving the MDGs with Equity (Progressi per l’infanzia. Raggiungere gli Osm con equità), il compendio annuale di dati dell’organizzazione sull’andamento verso i traguardi del 2015.

Paragonando l’efficacia di differenti strategie sanitarie destinate ai soggetti più bisognosi, la ricerca giunge alla conclusione che un approccio mirato ad aiutare bambini più poveri aumenterebbe il numero di vite salvate. “Una strategia incentrata sull’equità produrrà non soltanto un successo dal punto di vista etico, ossia qualcosa che è giusto in linea di principio, ma anche un risultato concreto più efficace” aggiunge Anthony Lake.

Interventi mirati per salvare il 60% di vite in più. In particolare, un approccio incentrato sull’equità garantisce che le somme investite nella prevenzione rendano al massimo, riducendo il numero di decessi infantili e materni e i casi di malnutrizione cronica, rispetto alle strategie tradizionali. Ad esempio, un investimento di un milione di dollari in interventi contro la mortalità infantile in un paese a basso reddito e a mortalità elevata, se condotto nei termini indicati, consentirebbe di salvare fino al 60% di vite in più. E poiché malattie, malnutrizione e analfabetismo colpiscono soprattutto i bambini più poveri, fornire loro servizi essenziali può accelerare notevolmente i progressi verso il raggiungimento degli Osm e ridurre le disparità all’interno degli stati.

“La Dichiarazione del Millennio è stata emanata  con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone più svantaggiate nel mondo - precisa Lake -. Noi auspichiamo che le conclusioni di questo studio possano influenzare la visione globale degli Obiettivi di sviluppo del millennio e dello sviluppo umano in generale, aiutandoci a migliorare la vita di milioni di bambini”.

Alcuni dati. Nonostante l’impegno profuso a livello internazionale per raggiungere gli Osm, continua ad aumentare il divario esistente tra paesi ricchi e paesi poveri per quanto riguarda la sopravvivenza infantile.  Nei prossimi 5 sarà quindi necessario fare molto di più. Perché nei Paesi in via di sviluppo i bambini appartenenti al quintile (20% della gruppo di riferimento) più povero della popolazione hanno più del doppio delle probabilità di morire prima di compiere 5 anni, rispetto ai coetanei che appartengono al quintile più ricco. Perché i bambini delle fasce sociali più povere hanno probabilità più che doppie di essere sottopeso e di veder bloccata la loro crescita, rispetto ai bambini delle fasce benestanti. Perché nelle regioni in via di sviluppo le bambine e le ragazze rimangono svantaggiate nell’accesso all’istruzione, soprattutto a livello secondario. E perché degli 884 milioni di persone che non hanno accesso a fonti migliorate di acqua potabile, l’84% vive in zone rurali.

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