Hiv e genitorialità, un sogno possibile

Ridurre la distanza. In inglese “Close the gap”. Lo slogan scelto per l’edizione di quest’anno della Giornata mondiale per la lotta all’Aids, che ricade il primo dicembre, è un appello ad andare oltre il pregiudizio.

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’organismo delle Nazioni unite Unaids, oggi in tutto il mondo sono oltre 35 milioni le persone sieropositive, che hanno cioè contratto l’Hiv, un virus che aggredisce le cellule del sistema immunitario rendendo l’organismo estremamente vulnerabile a una serie di malattie che, in circostanze normali, non creano alcun particolare problema, ma che possono divenire molto pericolose per soggetti debilitati.

Non tutte le persone che convivono con l’Hiv, comunque, sono affette da Aids: la Sindrome da immunodeficienza acquisita si verifica solo nel caso in cui il virus riesca a distruggere il sistema immunitario dell’ospite.
Se in passato questo si verificava con estrema frequenza, oggi, grazie al progresso della medicina e delle terapie la situazione è molto diversa: sottoposta a un adeguato trattamento sanitario una persona che convive con l’Hiv ha un’aspettativa di vita del tutto identica a quella di chi risulta sieronegativo, e può condurre un’esistenza assolutamente normale, studiando, lavorando, frequentando amici  e parenti e dedicandosi a qualunque altra attività.

Anche diventare genitori e crearsi una famiglia ormai non è più un sogno irrealizzabile. La ricerca scientifica ha dimostrato che il virus dell’Hiv può essere trasmesso al nascituro solo dalla madre. Ciò può verificarsi durante la gravidanza, al momento del parto e attraverso l’allattamento. È possibile però ridurre il rischio di trasmissione al di sotto dell’1% seguendo un’idonea terapia medica, ricorrendo al parto cesareo e all’allattamento artificiale e sottoponendo il neonato a un adeguato trattamento terapeutico. Il padre non può trasmettere il virus direttamente al nascituro ma è importante che non lo trasmetta alla futura madre durante il concepimento. Esiste ad esempio un procedimento per eliminare l’Hiv dal liquido seminale, che consente alla partner di restare incinta senza contrarre il virus. In alcune condizioni, poi, il rischio di trasmissione è prossimo allo zero e si può pensare di ricorrere al concepimento naturale. Ogni caso, comunque, deve essere valutato singolarmente da un medico specialista.

La medicina, dunque, ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre la distanza tra chi convive con l’Hiv e chi è sieronegativo. Per eliminare completamente il pregiudizio che dietro questa distanza si cela, però, è necessario uno sforzo ulteriore, di tipo culturale, per arrivare a capire che un virus non può fare la differenza tra due persone.

Jennifer Zocchi
1 December 2014